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ORIGINE DELLA PEDAGOGIA MOD.A.I.

Nel 1979, presso l’Istituto di Ergonomia dell’Università Tecnica di Darmstadt (nella Repubblica Federale Tedesca), vengono condotte approfondite ricerche volte allo studio dell’impegno fisico e psichico sostenuto dal cantante durante una prestazione artistica. Dall’esito di tale lavoro subito si evince l’impellente necessità di mettere a punto una nuova pedagogia vocale che permetta l’ottimizzazione delle risorse impiegate dall’artista al fine di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo.


Nasce così, sotto la direzione di Gisela Rohmert, il Lichtenberger Institut für Gesang und Instrumentalspiel, un luogo dove studenti ed insegnanti possano attuare una ricerca continua in stretta collaborazione con l’Università. Inizialmente e stata posta notevole attenzione alle condizioni fisiche della produzione del suono tramite l’applicazione di svariate tecniche corporee come il Metodo Feldenkrais, la Tecnica Alexander, lo Yoga, le Arti Marziali, la Tecnica Cranio-Sacrale, lo Shiatsu, la Bioenergetica, la Kinesiologia e tante altre. Successivamente l’attenzione si è poi spostata allo studio delle caratteristiche acustiche del suono vocale, evidenziandone i parametri che permettono di garantire il livello massimo di prestazione con il minore dispendio energetico fisico.

In quest’ottica ci si è concentrati ad analizzare il ruolo della brillantezza nel suono che ha permesso di scoprire la presenza di due nuove “formanti del cantante” oltre alla già conosciuta formante comunemente trattata nel mondo accademico. Le ricerche hanno così subito una svolta decisiva che ha permesso di iniziare a comprendere le infinite connessioni fra il suono, il corpo, la psiche e gli organi sensoriali. Lo studio acustico ha reso inoltre possibile la messa in luce d'importanti relazioni fra i parametri di base (suono fondamentale, vocale, brillantezza e vibrato), il cui rapporto contribuisce a determinare il successo della prestazione, permettendo di veicolare l’emozionalità e di attribuire al suono stesso una fortissima capacità rieducativa.

Fin dall’inizio la sperimentazione si è rivolta anche agli strumentisti scoprendo interessanti analogie fra laringe e fisiologia della pratica strumentale. Le sorprendenti affinità fra suono vocale e suono strumentale proiettano così anche lo strumentista nel processo di autoregolazione del suono che rende possibile l’economizzazione delle risorse tramite una retroazione dei suoi parametri sulla motricità.

 
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